Alice Belcredi
Fotografa

Data pubblicazione intervista:

05/12/2007

D. Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?

R. Ci sono differenze, guardando le foto alcuni mi dicono che si capisce se dietro l’obiettivo c’è un uomo o una donna, ma non so dire perché…Il mio percorso è iniziato in Inghilterra, dove sono molto indietro, rispetto a noi, nella didattica artistica, cioè solo all’Università apprendi nozioni che qui sono argomenti delle superiori…ma mi sono divertita lo stesso. Dopo, tornando in Italia, ero stata un periodo da mia sorella scultrice e fotografavo le sue creazioni, ma anche tutto quello che mi capitava di vedere….per il piacere di farlo.

D. Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?

R. La mia famiglia mi ha sempre sostenuto, a 24 anni ho aperto uno studio e in quell’occasione mi hanno aiutato dal punto di vista organizzativo; è ovvio che siano d’accordo, sono via di casa dai 14 anni e se mi avessero osteggiato sarebbe stato impossibile.

D. Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.

R. La scelta più radicale è stata far diventare la fotografia un lavoro, farla passare dalla passione ad essere una professione mi sembrava inizialmente poco dignitoso. Esercito in vari campi, accetto qualsiasi commissione perché a me piace immortalare e mettermi in gioco, per un reportage, un catalogo o una mostra, ho un approccio molto libero. C’è stato un momento di crisi quando tutti si sono procurati la macchina digitale, qualche tempo fa, ma poi la situazione è rientrata e per me è stato comunque bello passare due anni a studiare, approfondire.

D. Relazioni sociali e canali di finanziamento pubblico: sono importanti, sa come accedervi?

R. E’ una lotta continua, impari, ma bisogna combattere…sono meccanismi anche un po’ oscuri, capita a volte che un ente, invece di pagarti ti offra ospitalità chiedendo una tua opera in donazione per un anno, come se noi fossimo facoltosi e dovessimo inorgoglirci per un simile onore. Certe cose accadono proprio al contrario di come ci si aspetterebbe. Ci sono però, importantissimi, i concorsi, sono tanti, attuali e stimolanti, vanno cercati in rete… io li seleziono quasi in base al premio!

D. L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?

R. Ho fatto il maschiaccio fino a tre anni fa, poi ho cambiato prospettiva, accettandomi. Ci sono dei vantaggi, noi siamo simpatiche, allegre, dinamiche, disponiamo dello charme femminile che, a saperlo usare (non è propriamente il mio caso), offre indiscutibili vantaggi…magari anche a mia o nostra insaputa…

D. Quali tematiche privilegia e a cosa sta lavorando?

R. Faccio ricerca sociale, o anche denuncia…la macchina viene con me in giro la notte e racconta le storie in cui mi imbatto, sicuramente registro con un occhio attento alla collettività, ai perché di tutte le cose. Ho partecipato da poco alla Fiera Internazionale di Artissima al Lingotto e a Parartissima alle Carceri Nuove, ma sto investendo energie ed idee per il World Capital Design torinese del 2008.

D. Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?

R. Bisogna credere tantissimo ai propri sentori, all’inizio tenerli per sé, curarli e farli crescere, avere il coraggio di ascoltare quella vocina interiore che c’è davvero, non solo nei cartoni, che ti insuffla cosa fare, e poi sta a te.