Elisa Gallenca
Pittrice

Data pubblicazione intervista:

28/06/2006

D. Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?

R. In teoria nessun elemento marca una differenza; sicuramente in alcune artiste ci sono segnali, conosci o no, che riconducono ad aspetti femminili. Viviamo un momento in cui opere di uomini sono connotate in modo molto femminile e viceversa, ad esempio Francesco Vezzoli pratica anche l’arte del ricamo.

D. Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?

R. Fin da piccolissima ho cominciato a parlare attraverso il disegno; non avrei mai immaginato che potesse diventare una professione, come è successo dopo il liceo scientifico e l’Istituto Europeo di Design (è la versione moderna dell’Accademia). Ho sempre utilizzato disegno e creatività come mezzi principali di comunicazione. Ho avuto la fortuna di avere ottimi insegnanti alla IED; i miei genitori mi hanno sempre appoggiata, anche se ho cercato di mostrare una volontà forte: dai 18 anni ho svolto i lavori più disparati e mi è servito, perché contemporaneamente riuscivo a fare le prime mostre. Il processo di autonomia non è stato veloce, non è molto che riesco a vivere solo di questa attività.

D. Racconti l’episodio che ha determinato il passaggio da un sogno d’arte ad una professione d’artista?

R. Ricordo due episodi: il primo è l’ideazione di un cortometraggio di animazione disegnato direttamente sulla pellicola, nel 1993, selezionato per Torino Film Festival e trasmesso da Rai Tre; poi, importante è stata la partecipazione ad una mostra d’arte totale a Monaco, “Progetto Arte” a cura di Michelangelo Pistoletto, grazie all’invito, rivolto a me ed alcuni altri studenti, di un mio insegnante, collaboratore di Pistoletto.

D. Relazioni sociali e canali di finanziamento pubblico: sono importanti, sa come accedervi?

R. Ho grossi dubbi sulle istituzioni; a Torino c’è il circuito Giovani Artisti Italiani, poi proliferano piccoli circuiti gestiti da reti private. Sono iscritta all’Archivio Giovani Artisti del Centro per l’Arte Contemporanea via Farini di Milano, che mi sembra funzioni bene. All’inizio penso sia quasi meglio sganciarsi, restare liberi; ritengo giusto che ogni artista scelga se legarsi o meno alle istituzioni; anche se è debole il versante della promozione istituzionale.

D. L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?

R. Non l’ho mai capito, tutte e tre le cose, forse; essere donna può essere un ostacolo perché la percentuale di artisti maschi è maggiore; la pittura, in particolare, è ancora un ambito soprattutto maschile, anche se cominciano ad esserci donne, ma percentualmente molte meno; ci sono più fotografe o videoartiste di pittrici.

D. Quali tematiche privilegia?

R. Non c’è una tematica particolare che privilegio, sono antropocentrica, il presupposto è la figura umana, è la parte centrale del mio lavoro che sviluppo in modi diversi; è stata molto interessante la mostra con David Bowes, pittore americano con cui ho alcune affinità e parecchie diversità; in questo ed altri confronti non ho subito professionalmente nessuna discriminazione sessuale.

D. Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?

R. Consiglio alle donne giovani che desiderano intraprendere la carriera artistica di essere sempre molto curiose e di non lasciarsi appiattire dalla quotidianità.