Evelina Christillin
Presidente della Fondazione Teatro Stabile Torino.

Data pubblicazione intervista:

17/12/2008

Il suo rapporto tra la femminilità e il potere. Quali elementi differenziano l’azione dirigenziale di una donna da quella di un uomo?

Non ci sono caratteristiche così marcate che differenzino il modo d’agire in base ai sessi, tranne che al femminile si è abituate a convivere con problemi diversi. Fin da bambine ci educano a far combaciare in una giornata vari aspetti, casa, famiglia, impegni esterni, le donne quindi sono più duttili, flessibili, pronte e reattive, più pragmatiche degli uomini: sanno gestirsi meglio e sono più brave ad organizzare.

Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.

Le cose mi sono sempre capitate ed io ho avuto le giuste curiosità e incoscienza per coglierle; ho cambiato mestiere ogni dieci anni, ho avuto fortuna ma anche il coraggio di affrontare certe sfide; dai dieci ai vent’anni ho fatto l’atleta, dal venti ai trenta ho lavorato in Fiat, dal trenta ai quaranta ho insegnato all’Università, dai quaranta ai cinquanta mi sono occupata di Olimpiadi ed adesso sono allo Stabile. E’ stata fondamentale l’educazione ricevuta, ho una sorella magistrato che mi assomiglia: nonostante non fossimo pressati da urgenze economiche i genitori ci hanno cresciute con sveglia alle sette anche la domenica e senza soldi in tasca perché dovevamo guadagnarceli fin da piccole; questa è stata una buona formazione, rigorosa; la linea guida l’ho mutuata dallo sport, in cui le sconfitte sono stimolo a ripartire con maggiore determinazione.

L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?

Un aspetto ininfluente, non mi sono mai sentita né avvantaggiata né discriminata; ho sempre operato, tra l’azienda e lo sport, in mondi maschili; l’importante, ed il difficile, è entrare; se ci riesci, e dimostri di essere brava, non ti discrimina nessuno.

In ambito artistico, lei crede sussistano ancora discriminazioni? Se sì, le combatte? Come?

Non credo vigano discriminazioni nel contesto artistico, anche se, a ben pensarci, per quanto riguarda il teatro, campo di cui mi occupo ora, ci sono ancora poche registe donne, mentre stanno aumentando tra i dirigenti le signore in posizioni apicali. Investimenti privati e finanziamenti pubblici:

cosa pensa della relazione tra denaro e cultura?

Il contributo pubblico è imprescindibile, il che non significa che ci si debba adagiare smettendo di cercare finanziamenti privati. Sono irrinunciabili anche questi, me ne rendo conto ad esempio scorrendo i dati di bilancio del Teatro Stabile e confrontando quanto costa il personale e quanto si spende per le produzioni; nel 2008 abbiamo raggiunto la quota di 14.500 abbonati, che è il record assoluto, cercando di mantenere i prezzi dei biglietti accessibili ai più. La cultura è un valore per la nazione, non sarebbe male se questa funzione fosse più riconosciuta dalle istituzioni ed il sistema fiscale incentivasse i privati.

Quali progetti la impegnano attualmente?

Soprattutto il restauro del Teatro Carignano che è in dirittura d’arrivo, riaprirà, bellissimo, a febbraio; poi sono soddisfatta per il campus multidisciplinare che lo Stabile ha creato alle Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri, con il pieno recupero dell’ex area industriale e la residenza degli studenti: attori, cantanti, danzatori e spettatori; tutto ciò poi in una stagione come questa, realizzata con meno soldi.

Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti o giovani imprenditrici?

Per scherzo direi, come Simona Ventura, non arrendersi mai, però è una celia fino ad un certo punto...suggerisco di coltivare una buona dose di autostima e di tenacia, di non concentrarsi su un unico obiettivo come il lavoro, ma di sviluppare tanti interessi con passione, aprono la mente e sono ancore di salvataggio.