Germana Pasquero
attrice e doppiatrice

Data pubblicazione intervista:

29/07/2009

Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano lo stile professionale di una donna da quello di un uomo?

Nel mio settore, che è in prevalenza il doppiaggio, sono le circostanze esterne che possono influenzare i comportamenti di uomini e donne. Quando gli uomini hanno il potere certe donne ci mettono qualcosa in più…anche se alla base dovrebbero esserci solo il talento e la capacità. Rispetto al versante prettamente artistico, le donne nel doppiaggio sono più serie, hanno i riflessi pronti, sono più svelte a prendere il sync, a parlare in sincronia con gli attori del film che stanno doppiando.

Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?

Ho avuto la buona ed al contempo cattiva sorte di lavorare subito; già dall’ultimo anno di università ho fatto tantissima radio, recitando anche per il Teatro Stabile di Torino; non ho sperimentato la gavetta. Sono laureata in Lettere Moderne ed i miei genitori avrebbero preferito vedermi professoressa, anche perché, secondo mio padre, per fare l’attrice non avevo la salute (non ho mai capito cosa intendesse) e neppure le conoscenze. Solo adesso mio papà mi gratifica dicendomi “meno male che non hai fatto l’insegnante”…meglio tardi che mai.

Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.

Ho cominciato in radio, cogliendo gli ultimi bagliori dell’epoca d’oro del centro di produzione di Torino; si realizzavano gli ultimi sceneggiati e si registravano romanzi in versione integrale a più voci; mi sono ritrovata ad interagire con certi grandi protagonisti del teatro italiano come Tino Carraro, Lilli Brignone, Lina Volonghi, Gianni Agus. E’ stato molto arricchente. Erano davvero bravi.

Relazioni sociali e canali di finanziamento pubblico: sono importanti, sa come accedervi?

E’ fondamentale il sostegno pubblico alla cultura, il problema è il buon senso nella gestione dei finanziamenti. Io, con Donato Sbodio, Riccardo Lombardo, Andrea Zalone, ho creato l’Associazione Ciau Bale, conosciuta soprattutto per gli spettacoli omonimi: Ciau Bale ha partorito Ciau Bale Factory, una realtà che organizza corsi professionali di scrittura televisiva, recitazione cinematografica, dizione e doppiaggio, di cui in questo periodo sono aperte le iscrizioni (www.oasitopos.eu); con Ciau Bale proponiamo un cabaret innovativo, celiando sullo stile sabaudo. Dal 2004 ad ogni debutto riempiamo le sale, ma dobbiamo in buona parte produrci autonomamente: eppure facciamo ricerca in ambito comico, pensando anche a catturare e quindi a formare nuovi spettatori, qui attratti dalla leggerezza della proposta ma che poi, essendosi divertiti, potrebbero voler ripetere la positiva esperienza dell’andare a teatro. Finora gli appelli sono stati inascoltati, da settembre però potrebbero svilupparsi importanti novità per Ciau Bale.

L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?

Un aspetto ininfluente. Quali tematiche privilegia e a cosa sta lavorando? Mi piace la parodia; attualmente sono impegnata nella fucina creativa di Ciau Bale Factory, nelle riprese della fiction “Fuoriclasse” con Luciana Littizzetto, in cui interpreto una professoressa odiosa (sarà trasmessa da Rai Due nel 2011), nella creazione del nuovo spettacolo di Ciau Bale e sto preparando un ciclo di letture sulla grande narrativa del passato, interpretata in chiave spiritosa, per il Circolo dei Lettori.

Ha qualche consiglio da dare ad attrici emergenti?

I tempi sono molto cambiati eppure, si può essere ‘gggiovani anche con un po’ di cultura; prima o poi il sapere farà la differenza.