Giovanna Boschis Politano
Presidente Apid

Data pubblicazione intervista:

21/07/2010

Il suo rapporto tra la femminilità ed il potere. Quali elementi differenziano la dirigenza di una donna da quella di un uomo?

La sensibilità, la flessibilità e l’attenzione che la donna ha verso gli altri. L’azienda è fatta di diverse parti, produzione, amministrazione, gestione del personale, l’impiego femminile nell’azienda punta su quest’ultima, dove bisogna sapersi relazionare con gli altri; l’uomo ha meno questa capacità, è talmente sicuro di ciò che fa che questa sua certezza non sempre gli torna utile.

Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.


La professione imprenditoriale, per quanto mi riguarda, è stato il risultato dell’innamoramento di un imprenditore; io lavoravo alla Rai, nell’ufficio amministrazione dirigenti, poi mi sono trovata proiettata in un universo che non conoscevo; vengo da una famiglia di militari, dove tutto si incentrava su precisione e puntualità, nel mio mondo nuovo invece primeggiava la necessità aziendale. Sono riuscita ad adattarmi bene. Ho cambiato spesso attività, ma è sempre stata una scelta personale, essendomi ovunque comportata correttamente non mi hanno mai allontanato e ritengo che qualsiasi esperienza, nella vita, arricchisca. La scelta attuale, quella di essere presidente di un’associazione imprenditoriale di donne fondata 21 anni fa, il 14 luglio, è scaturita dalla mia occupazione precedente. Era il 1989, l’Unione Europea aveva destinato parte dei fondi rotativi alla creazione ed al sostegno dell’imprenditoria femminile, quindi APID è nata grazie a questa spinta ed ha da subito raccolto un’umanità muliebre molto varia, di spessore ma al contempo semplice (un’altra caratteristica della donna è quella di fare e mai vantarsi, lasciare il giudizio agli altri). Fu la prima associazione italiana tutta femminea composta all’inizio da 55 donne, appartenenti ai settori della grafica, della metalmeccanica, dell’alimentare, dei servizi e dell’edilizia; nel primo periodo io ho insistito ed ottenuto che l’associazione si dotasse di un proprio ente formativo, che ho diretto: sono stata presidente ed amministratore unico del Consorzio APID Formazione; fino a quando ho svolto quella mansione non ho voluto neppure pensare alla presidenza generale (si possono fare tante cose nella vita, ma non tante cose bene); cedendo la Formazione sono diventata presidente ed attualmente, avendo sviluppato la rete italiana, sono presidente nazionale.

L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?
Per me è stato un vantaggio. Inoltre, quando ho cominciato io, gli uomini davano poca importanza alle donne; a volte il successo può essere determinato da attitudini e competenze, ma anche dalla sottovalutazione degli altri. Sono anche riuscita ad occuparmi della famiglia, ho cinque figli miei, una adottata, sono nonna otto volte e non ho trascurato la mia vita intellettuale.

E nemmeno il suo lato artistico, ma in questo settore, lei crede sussistano ancora discriminazioni?

Discriminazioni…sì, anche se molto meno di un tempo; io dipingo e suono e per me l’arte è una specie di transfert, avrei voluto frequentare il liceo artistico ma mio padre ufficiale mi fece studiare ragioneria ed economia; penso che la vena artistica, presente in ciascuno di noi, si manifesti comunque e possa essere trasposta in altri campi. Anche un bel maglione, o un’acconciatura o una torta sono imparentati con l’arte.

Investimenti privati e finanziamenti pubblici: cosa pensa della relazione tra denaro e cultura?


La cultura sta alla base di un popolo, non investire in cultura vuol dire depauperare quel popolo di possibilità; se ricordiamo l’immigrazione dal sud degli anni ’50, tanti non sapevano scrivere il proprio nome: aiutarli a crescere culturalmente, a capire la musica o i quadri, non significava solo valorizzare quelle persone, ma arricchire tutti noi; bisogna potenziare questo desiderio di conoscenza.

Quali progetti la impegnano attualmente?


Insieme alla regione Umbria abbiamo vinto un progetto europeo che si chiama E.m.m.a., per il trasferimento delle nostre competenze ad altri stati, come certi paesi dell’est o che si affacciano sul Mediterraneo, evitando loro i nostri errori.

Per il progetto E.m.m.a. e per numerose altre notizie si rimanda alla lettura del notiziario Apid qui allegato. Da ultimo, ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti o giovani imprenditrici?


Alla base c’è la preparazione, sia un’artista sia un’imprenditrice devono maturare competenze, acquisire metodicamente tecniche e contenuti, saper fare emergere le proprie qualità e svilupparle, anche con fatica. E avere fiducia nella vita.