Paoletta Picco
capo staff assessorato alla cultura per l'economia della conoscenza di Vercelli

Data pubblicazione intervista:

23/03/2011

Signora Picco, ci spiega il rapporto tra Arca e Peggy Guggenheim?

“Arca è nata appositamente per accogliere le mostre di Peggy Guggenheim. All’inizio del XXI secolo l’amministrazione si è trovata a gestire l’ex chiesa medioevale di San Marco, sconsacrata dopo il passaggio di Napoleone, diventata prima mercato di vini e poi di generi alimentari fino a pochi anni fa; la prima ipotesi fu di restaurarla, senza sapere esattamente cosa si sarebbe potuto trovare sotto l’intonaco: non si sospettava il ciclo di pregevoli affreschi quattrocenteschi che ora stanno venendo alla luce. Per sfruttare quello spazio senza intaccarlo si pensò di costruire un enorme contenitore all’interno della navata centrale, con pareti di acciaio e cartongesso ed il tetto di vetro, affinché i visitatori potessero vedere anche le volte della chiesa. Il contenitore, appunto l’Arca, fu preparato rapidamente ed appoggiato sul pavimento dell’edificio. Parallelamente all’idea di utilizzare questo spazio, tra il 2005 ed il 2006, l’amministrazione di Vercelli incontrò i vertici della Regione Piemonte ai quali la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia aveva proposto alcune mostre, da realizzare a Torino, in occasione delle Olimpiadi invernali Torino 2006; la Regione si vide costretta a declinare quell’invito mentre il sindaco di Vercelli Andrea Corsaro e l’assessore alla cultura Pier Giorgio Fossale si dichiararono entusiasti di farsi carico del progetto: i lavori partirono immantinente e a distanza di pochi mesi, il 9 novembre 2007, Arca fu inaugurata con la prima mostra Guggenheim”.

Dal 2007 al 2010 l’Arca ha accolto tre successive esposizioni, tutte legate alla Collezione Peggy Guggenheim, oltre ad altre iniziative minori; vuole descrivere più dettagliatamente il percorso Guggenheim in Arca, arrivando anche all’attualità di una quarta mostra, la prima di un’ipotetica nuova trilogia?

“Si volle costruire una trilogia di mostre sulla base delle acquisizioni della collezionista Peggy Guggenheim nel corso della sua vita; la prima, nel 2007, intitolata “Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale” copriva l’arco di tempo dal 1920 al 1941, quando Peggy Guggenheim, dopo un periodo fruttuoso trascorso in Europa, vide sfumare il sogno di aprire una galleria nel sud della Francia e per il secondo conflitto mondiale fu costretta, in quanto ebrea americana, ad un rientro precipitoso in patria; la seconda esposizione, “Peggy Guggenheim e la nuova pittura americana”, in Arca nel 2008, si riferiva al periodo dal 1941 al 1948, mentre la terza, in Arca nel 2010, su “Peggy e Solomon R. Guggenheim, le avanguardie dell’astrazione” sui i pittori acquistati dal 1948 al 1979, anno della morte di Peggy; adesso è in corso, fino al 5 giugno 2011, “1900-1961. Arte italiana nelle collezioni Guggenheim”, è il nostro omaggio ai 150 anni dell’Unità d’Italia, con 44 pregiate tele di autori italiani selezionate dal curatore Luca Massimo Barbero”.

Cosa significa l’Arca per Vercelli?

“Arca ha totalizzato dall’apertura ad oggi circa 150.000 visitatori, consideri che Vercelli ha 45.000 abitanti; è entrata a far parte del circuito delle città d’arte, sta riacquistando la fama che aveva nel medioevo, quando era un’illustre città universitaria, frequentata anche da Dante”.

Lei è a capo di uno staff, nell’ambito di un assessorato alla cultura per l’economia della conoscenza: è un nome curioso, cosa significa?

“E’ un unicum; l’idea è stata dell’assessore Fossale, che ha anticipato le odierne strategie osteggianti i finanziamenti a pioggia e volte all’ottimizzazione, alle strette sinergie tra enti e alla costante verifica che il contributo abbia una ricaduta positiva. Così siamo riusciti a risparmiare e a reinvestire, anche in numerosi eventi culturali che si sono svolti intorno e di fronte all’Arca, ormai polo aggregante e motivo d’orgoglio per il cittadino”.

Qual è il suo ruolo operativo, tra allestimenti e mostre?

“Mi occupo di tutto, dalla ricerca degli sponsor, ai contatti con gli stessi, alle visite guidate di certi personaggi illustri quali Uto Ughi, ma anche alla rottura di un tubo con annesso piccolo allagamento”.

Qual è stata la sua maggiore soddisfazione?

“Mi ha fatto piacere che le mie precedenti ed altre esperienze professionali siano confluite positivamente in Arca, ad esempio, sono una giornalista con un master di enogastronomia alla Bocconi, conosco bene la cucina locale e ne scrivo per il mensile dell’Ente Nazionale Risi, ebbene, non a caso, in concomitanza con le mostre, vicino ad Arca si apre un negozietto che si chiama “Le città del riso”. Poi, ricordo con emozione quando mi chiamarono, sindaco ed assessore, ad agosto 2007; rammento che eravamo seduti di fronte alla chiesa di San Marco, quella che per me da ragazza era un mercato, ci passavo, profumava di frutta e formaggi, adesso sta via via svelando i suoi tesori, grazie al lavoro di alacri restauratori della scuola di Venaria Reale e, con le mostre Guggenheim, raccoglie scolaresche e spettatori d’arte, non consumatori. E’ davvero una bella cosa”.