Stefania Scarnati
Pittrice, Scultrice e Incisore

Data pubblicazione intervista:

25/07/2007

D. Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?

R. L’opera in sé, per come nasce, non manifesta differenze di genere, le diversità sono sostanziali: un uomo scolpisce il marmo, ad esempio, con meno fatica di una donna, ma è il mondo dell’arte ad essere ancora maschilista, l’uomo ha molta più facilità a crearsi un ascolto, una donna deve sempre dimostrare di essere interessante o che ha capacità e costanza, pur lavorando, come me, da 35 anni, con serietà e continuità.

D. Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?

R. Sono figlia di Giuseppe Scarnati, fondatore e responsabile dell’Ufficio Stile dell’Alfa Romeo per più di 40 anni. La sua professione nel campo dell’arte ha fatto sì che ritenesse questo ambito un contesto lavorativo come un altro, pur non avendomi mai nascosto quanto fosse impervio e faticoso. Io sono stata docente e, privatamente e saltuariamente, lo sono ancora; ho conquistato tutte le abilitazioni possibili ma ho lasciato l’insegnamento per essere libera di esporre ovunque nel mondo. Ho dovuto lavorare per mantenermi in questa professione. E’ certo difficile, in particolare in un periodo di ristrettezza economica come l’attuale. Sono un’artista di oggi che opera sul contemporaneo, ma talvolta il ritratto è pane quotidiano, tutto quello che è figurativo è pagato prima ancora di essere realizzato ed io non l’ho abbandonato del tutto neanche adesso; magari non faccio ritratti aulici ma le incisioni vicine al figurativo sono attività che aiutano a sbarcare il lunario.

D. Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.

R. Nel periodo formativo abitavo a Milano e sopra di me risiedeva una pittrice, Graziella Picone, viveva da sola in uno studio luminoso, era un’acquerellista, faceva delicati nudi femminili; proprio lei, incontrata più avanti, mi ha raccontato che quando andavo a trovarla, ero adolescente, la guardavo dipingere con un trasporto particolare….ma il fascino più grande l’ho subito da mio padre, perché vedeva nelle cose industriali l’arte, il bello. E’ stato fondamentale il rapporto con lui, che purtroppo è mancato nel ’99, ci capivamo subito, attraverso un linguaggio assorbito per osmosi; è un concetto difficile da trasmettere ma assurdamente sublime e bellissimo da ricordare.

D. Relazioni sociali e canali di finanziamento pubblico: sono importanti, sa come accedervi?

R. Rilevanti sì, ma i bandi sono capestro. Quando ho aperto lo studio ho letto vari bandi ma per un’artista la libertà è l’assoluto e sono rabbrividita dai tanti lacci e laccioli, se ne fruisci devi rendere conto di tutto. Io ho un buon rapporto con la provincia di Milano, mi hanno aiutato ad esporre. Il sostegno pubblico è comunque un aspetto importante e necessario per la vita artistica.

D. L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?

R. Un ostacolo grandissimo. Ricordo che, negli anni ’70, quando ho cominciato con le personali, ero sposata e madre di un bimbo piccolo che mi portavo appresso. Mio marito aveva la barba nera lunga e vestiva, come allora era d’uso, in modo all’apparenza trasandato; io no e neppure mio figlio. Allora, in prevalenza, dipingevo; mio marito mi accompagnava ad allestire le mostre e quando scaricava i quadri i galleristi credevano che fossero suoi e commentavano “ma sono bellissimi, ma perché lei è sconosciuto?”. Non appena mio marito precisava che l’autrice ero io, li giravano letteralmente dall’altra parte. Ora non c’è più l’eskimo ma il mondo dell’arte non è cambiato, nonostante io abbia maturato una solida e conclamata esperienza.

D. Quali tematiche privilegia?

R. Una tematica che dall’inizio ho nel cuore è il percorso; alle volte compare come lastrificazione, o con simboli circolari, o anche attraverso tracce geometriche, ma devo sempre raccontare un percorso che favorisca il silenzio interiore per mettersi in ascolto, di sé stessi e dell’universo.

D. Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?

R. Intraprendere questo lavoro solo se si sente una forte necessità o se si hanno appoggi pazzeschi. Una grande spinta interiore, altrimenti è molto logorante, pur essendo sempre bellissimo seguire una vocazione. Ancora oggi mi emoziona percepire un impulso che non è spiegabile ma ti si impone delle creazioni.