Veronica Pivetti
Attrice

Data pubblicazione intervista:

15/06/2011

Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?

Mi piace parlare di percorso e non di carriera. Ho iniziato a sette anni come doppiatrice, poi ho interpretato tante piccole parti in televisione fino a quando Fabio Fazio mi ospitò a “Quelli che…il calcio”, lì mi notò Carlo Verdone che mi scritturò per il suo film “Viaggi di nozze”, poi fui chiamata da Lina Wertmüller; da allora si svilupparono per me tante opportunità, era il 1995, mia sorella era presidente della camera da un anno, io, volente o nolente, avevo un cognome pesante. Si resero concrete situazioni così favorevoli da farmi sembrare tutto facile, ma ovviamente non è così e per durare devi resistere. Ho sempre voluto fare l’attrice, ho avuto la fortuna professionale di incappare in proposte da grandi numeri, come è stata la serie tv “Commesse”, dove recitavo con Sabrina Ferilli e Nancy Brili e la regia di Giorgio Capitani: era un lavoro in cui si rilanciava in modo sostanziale la figura femminile nella fiction; poi, tra gli altri ruoli, è stato gratificante essere protagonista di “Provaci ancora Prof” che è arrivata alla 4° serie. Dopo il successo popolare mi sono conquistata la possibilità di proporre progetti miei, ed è davvero bello vederli nascere. La differenza con i colleghi uomini è che le donne fanno molta più fatica, per le donne c’è un decimo del lavoro che c’è per gli uomini.

Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?


I miei genitori lavoravano nello spettacolo, sono loro che mi hanno portato dai colleghi per farmi provare il doppiaggio, ero bambina, non arrivavo al leggio, ma le voci dei bimbi erano richieste; i miei genitori mi hanno incoraggiata, mi hanno sempre chiesto cosa avrei voluto fare nella vita, mi hanno dato autonomia di scelta e si sono fidati di me, mi hanno regalato l’idea preziosa che non lavorare non è concepibile, per me il concetto di lavoro è più divertente di quello di vacanza, così mi sono sempre potuta mantenere e con i primi guadagni mi sono comprata un pianoforte…ma non era la mia vocazione; il lavoro è un grande mezzo espressivo ed il denaro permette di essere artefici del proprio destino.

Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.


La partecipazione alla trasmissione televisiva “Quelli che…il calcio” condotta da Fabio Fazio, a cui sono molto grata.

Investimenti privati e finanziamenti pubblici: cosa pensa della relazione tra denaro e cultura?

I soldi vanno investiti ed usati in grande quantità in cultura, per educare le menti alla criticità ed alla creatività. E’ necessario dare la possibilità ai giovani di formarsi ed essere ascoltati, devono avere il diritto ad un futuro artistico se ne sentono l’esigenza. La cultura è quello che veramente manda avanti un paese, è fondamentale sostenere il lavoro creativo.

L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?


Non saprei, io prendo quello che c’è, in Italia alle donne è richiesto sempre lo stesso ruolo non troppo pensante, di madri o bellissime; a me non va di ricalcare le orme di madre coraggio, non credo che la famiglia sia un valore in assoluto, so di essere un prodotto senza mercato perché cerco di impersonare una donna pratica ma normalmente raziocinante; la fatica vera è far capire che le donne sono anche divertenti, io voglio incarnare un’immagine di donna spiritosa, acuta, autosufficiente non solo dal punto di vista economico.

Quali tematiche privilegia e a cosa sta lavorando?


Porto avanti il mio percorso, coltivando un personaggio spigliato, brioso ed autonomo, in tutto quello che faccio; in questo periodo, dal 10 giugno 2011, conduco su LA7 il programma “Fratelli e sorelle d’Italia”; da quindici anni faccio l’attrice a tutto tondo e comincio solo adesso a manifestare con più evidenza il mio pensiero artistico, ma è la norma, ci vogliono tempo e pazienza.

Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?

Non abbattersi se gli inizi sono complicati; un grande valore è l’unicità, se vuoi rimanere nel mondo dello spettacolo devi dare qualcosa che nessuno sia in grado di replicare. E’ importante non adagiarsi nelle parti che ti sono offerte ma riuscire a trovare la propria specificità.