Le Sorelle Suburbe
Attrici

Data pubblicazione intervista:

06/12/2006

D. Il vostro percorso di donne e artiste. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?

R. Luisella: In parte sono già determinati dal sesso, uomo e donna sono diversi e di conseguenza i percorsi sono differenti, differenti i modi di rapportarsi con le persone, col lavoro, con la società. Tiziana: Le donne scavano di più nell’interiorità, sono portate ad analizzare tutte le sfumature ed i colori dell’anima.

D. Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Avete fruito del sostegno della famiglia?

R. Luisella: La famiglia, è sempre stata in completo disaccordo con la scelta artistica; il sostegno da parte loro c’è stato nel senso che fino all’età di 22 anni ho potuto vivere in casa dei genitori e quindi non ho avuto la necessità di andare a lavorare molto presto come spesso accade a persone meno fortunate. In questo mi ritengo già privilegiata. Quindi, dopo aver trovato un lavoro temporaneo come impiegata, per sei mesi, ho preso la liquidazione e sono partita alla volta di Parigi per frequentare la scuola di Philippe Gaulier. Lavorando e studiando. Dopo però i miei genitori sono stati molto fieri di me. Tiziana: Una parte di studi è stata integrata dalla famiglia, ma una volta a Parigi ho dovuto lavorare per mantenermi presso la scuola di Philippe Gaulier.

D. Raccontate l’episodio che ha determinato il passaggio da un sogno d’arte ad una professione d’artista?

R. Ambedue imitavamo i nostri idoli televisivi già all’età di 6 o 7 anni: Tiziana imitava Patty Pravo e Topo Gigio e Luisella imitava la Carrà, con grande soddisfazione dei parenti. Ma il vero passaggio tra sogno e realtà è stato per tutte e due l’iscrizione alla Scuola di Teatro di Movimento qui a Torino, dove ci siamo incontrate e poi il passaggio all'Ecole di Parigi.

D. Relazioni sociali e canali di finanziamento pubblico: sono importanti, sapete come accedervi?

R. Certo, sono importantissimi, senza, sarebbe impossibile fare il nostro mestiere. Noi abbiamo la fortuna di fare parte del Mas Juvarra, che produce i nostri spettacoli e quindi tutta la parte di finanziamento pubblico è cosa loro. Noi personalmente non accediamo alle sovvenzioni pubbliche.

D. L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?

R. Per noi è stato ininfluente, forse perché da sempre siamo state autonome, nel senso che abbiamo creato una nostra compagine con uno stile ben definito e quindi autosufficiente. Siamo noi che decidiamo i testi e scegliamo i nostri collaboratori.

D. Quali tematiche privilegiate?

R. Siamo sub-urbe e quindi privilegiamo la tematica del suburbio. Da bambine e fino ai 20 anni circa abbiamo abitato in periferia, Luisella a Collegno e Tiziana a Volvera ed allora era veramente dura abitare in quelle cittadine. Adesso la situazione è cambiata, i mezzi pubblici collegano senza problema queste due periferie ci sono gli stessi servizi che nelle grandi città, ora Collegno, dove attualmente vive la mamma di Luisella, è un prolungamento di Torino, non c’è differenza. Probabilmente se vivessimo oggi in questi comuni, non saremmo così suburbe. Ai tempi, ci si sentiva veramente tagliate fuori, e poi la mentalità dei genitori contribuiva: abbiamo ambedue vissuto con abiti che erano imitazione di qualche firma, con bambole che erano imitazione di barbie, insomma una sorta di suburbio piemontese da realismo socialista. E poi ci piace molto esasperare i nostri difetti, questa è anche una delle tematiche con cui sono nate e con cui continuano a vivere le Suburbe. Humor, autoironia e molta autocritica.

D. Avete qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?

R. Creare uno stile e distinguersi dagli altri, trovare un modo di stare in scena, un modo particolare, unico. Non scimmiottare i maestri, non avere paura di uscire dagli schemi, osare, credere in quello che si fa. Molta umiltà e anche qui, autocritica. Ricercare la semplicità.