Stefania Bertola
Scrittrice

Data pubblicazione intervista:

02/05/2007

D. Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?

R. Non saprei rispondere, i percorsi sono individuali, non sono determinati dal genere; forse, relativamente alla scrittura, molto spesso l’uomo che scrive lo fa a tempo pieno, la rende un’attività totalizzante, mentre le scrittrici si occupano di altro ed in più scrivono; la donna ha meno possibilità di rischiare, è raro incontrare una scrittrice tout court, gli uomini possono anche andare su un’isola deserta per scrivere un romanzo (ne ho conosciuto uno); scrivere è un’attività tra le più libere che esistano, l’uomo ha bisogno di farne una missione, ma nel mondo editoriale non ci sono discriminazioni. Stefania Bertola

D. Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?

R. Mentre scrivevo, appunto, lavoravo, non è mai stata un’occupazione isolata; ho iniziato all’ufficio stampa dell’Einaudi, da lì ho tratto l’autonomia economica, poi ho cominciato a tradurre e ho deciso di lasciare l’Einaudi, desideravo dei figli e volevo un’attività da svolgere a casa, come le traduzioni; dal momento in cui mi sono licenziata, avevo 28 anni, ho vissuto di scrittura, mi mantenevo sia con le traduzioni sia con sceneggiature per la Rai; piaceva a tutti che lavorassi all’Einaudi, ma anche quando ho rinunciato ad un ottimo impiego nessuno dei miei familiari ha battuto ciglio; ai miei non ho mai chiesto nulla, a 22 anni, appena assunta in casa editrice, sono andata a vivere da sola.

D. Racconti l’episodio che ha determinato il passaggio da un sogno d’arte ad una professione d’artista?


R. C’è stata una persona che mi ha detto “perché non scrivi un romanzo”… era una mia compagna di liceo, diventata poi scrittrice, Lidia Ravera; quando avevo le bambine piccole chiacchierando mi disse “perché non scrivi anche tu un romanzo, secondo me lo faresti bene”; da lì è nato il primo libro, “Luna di Luxor”, che ho potuto far leggere ad Ernesto Ferrero dell’Einaudi il quale mi indirizzò, giustamente, a Longanesi, editore che lo pubblicò.

D. Relazioni sociali e canali di finanziamento pubblico: sono importanti, sa come accedervi?

R. Ho partecipato a qualche bando per ottenere finanziamenti pubblici ma non in modo sistematico; mi è successo per Luci d’Artista, poi avevo vinto il concorso organizzato dalla Città di Torino in occasione della Biennale dei Giovani Artisti nel ’98, ed ho conquistato alcune borse di studio all’estero.

D. L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?

R. E’ importante avere capacità di programmare e progettare, mettendosi in rapporto con le persone, senza quell’arroganza distratta che te le fa trascurare. Conta, certo, quello che sai fare, come sai muoverti, ma chi ha voglia oggi può accedere ad una quantità di concorsi su internet, scaricandone e selezionandone i bandi; adesso hanno dato il premio al concorso di inediti intitolato a Calvino, la Ravera era in giuria e mi ha raccontato, questa kermesse aveva, ad esempio, fatto scoprire e pubblicare Paola Mastrocola…è un impegno che dà risultati, ti aiuta ad instaurare relazioni che possono poi esserti utili, si deve avere pazienza e umiltà per intraprendere tutte queste piccole strade che ti possono portare lontano.

D. Quali tematiche privilegia?


R. Privilegio tematiche che siano una specie di invito a non drammatizzare, per affrontare la vita in maniera più possibile positiva; si soffre molto più del necessario, io nei miei libri dico qualcosa come “cerchiamo di soffrire quando è davvero necessario”; un po’ lo si fa per abitudine, perché se ne parla, poi l’infelicità sembra più intelligente della felicità…non è vero! Trasmetto l’idea di togliere importanza alle cose, riducendo la vita all’essenza…ho appena cominciato un romanzo nuovo, le protagoniste sono donne, giovani ed anziane, che si trovano ad affrontare delle difficoltà da superare…non so ancora il titolo, ma l’editore sarà Salani.

D. Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?

R. Partecipate ai concorsi, provateci, anche i più sciocchi servono perché impongono regole di scrittura precise; un difetto di molte ragazze è che sono prolisse; invece di mandare semplicemente il manoscritto all’editore, per guadagnare nei suoi confronti credibilità, meglio farsi prima una solida base di concorsi, con piccole pubblicazioni e magari premi.